giovedì 21 novembre 2013

LA NOSTRA STORIA

Palazzo Loup, più anticamente Villa della Fratte, è un’antica dimora settecentesca che sorge  in località Scanello, comune di Loiano a 30 Km da Bologna sulla statale della Futa.

Le tracce del suo passato sono precedenti, essendo stato costruito sui ruderi del Castello di Scanello di origine medioevale, all’epoca in cui questi terreni erano di proprietà di Matilde di Canossa, successivamente donati all’arcivescovo di Pisa.

Nella sua storia transitarono nobili famiglie come i Calderini, i Taruffi e i Massa che ebbero l’onore di ospitare,  nel 1805, il Papa Pio VII  che, nel suo viaggio verso Roma, sostò presso la Villa per ristorarsi dal lungo viaggio che lo aveva condotto a Parigi per l’incoronazione  a imperatore di Napoleone Bonaparte.

Il nome Loup rimane a memoria dell’illustre proprietario Luigi Loup , nobile agronomo Svizzero, uomo di mentalità aperta ed innovatrice, acuto ed attivo nella vita politica del tempo, che seppe trasformare la tenuta di Scanello in un esempio di azienda agricola moderna e razionale. 

Sotto la sua “reggenza”, si celebra quello che gli storici riconoscono come il Convegno Segreto di Scanello”, tenutosi nel 1859, volto all’unificazione doganale e monetaria dei vari regni e ducati che formavano la struttura politica del centro-nord italia alla vigilia della riunificazione del Regno sotto la sovranità di Vittorio Emanuele II. Vi presero parte i più importanti personaggi della scena politica del tempo: Marco Minghetti, Bettino Ricasoli, Luigi Carlo Farini, Leonetto Cipriani, Rodolfo Audinot.

Luigi Loup, il proprietario dell’epoca del Palazzo che ha assunto il suo nome, mise a disposizione la sua residenza per il convegno con il quale si compì un passo importante verso l'unificazione nazionale, in virtù della breve distanza della residenza dal confine bolognese e fiorentino, ma anche per il forte rapporto di amicizia personale e di identità di vedute che lo legava ai più importanti personaggi bolognesi del Risorgimento. Quando ospitò il convegno aveva quarantotto anni ed era stato da pochi giorni inserito nella Commissione per la revisione del debito pubblico. Con quel convegno si compiva un passo importante verso l'unificazione nazionale, ma soprattutto venne decisa l’adozione della lira quale moneta unica italiana, che avrebbe avuto corso regolare fino al 1°marzo 2002. Una targa apposta da Luigi Loup al piano nobile della residenza testimonia lo storico incontro.

Nel maggio 2009, nel luogo ove avvenne lo storico incontro, si è costruito il Comitato Scanello per celebrare adeguatamente i 150 anni della moneta unica italiana. Presidente del Comitato è Remo Baldassarri, attuale proprietario di Palazzo Loup, e Presidente Lions Valli Savena e Sambro.

Le celebrazioni per il 150° anniversario hanno avuto inizio il 28 settembre 2009 con una cerimonia pubblica presso la Provincia di Bologna, alla quale hanno preso parte i rappresentanti delle Istituzioni e del Comitato Italia 150, costituitosi a Torino e che ha sovrainteso le celebrazioni dell’Unità d’Italia nel corso del 2011.

Il 22 Novembre 2009 si è tenuto a Palazzo Loup il convegno "Dalla moneta unica italiana alla moneta unica europea" alle quale hanno partecipato l'On. Francesco Giro Sottosegretario del Ministero ai Beni e alle Attività Culturali, Giancarlo Muzzarelli Assessore regionale alla programmazione e allo sviluppo territoriale, Maria Benedetta Chiusoli Assessore provinciale al bilancio, Paolo Verri Direttore del Comitato Italia 150, Giovanni Maestrami Sindaco di Loiano. A quest'ultimo, in apertura di cerimonia, è stato consegnato una copia del primo Tricolore nato a Reggio Emilia il 7 Gennaio 1797 da parte del Presidente della Deputazione Reggiana di Storia Patria.


Dal 1991 la Famiglia Baldassarri porta avanti la tradizionale ospitalità di Palazzo Loup che, nel suo passato, ha accolto nobili, poeti e Papi di passaggio. Tutto il nostro staff è di provata professionalità  ed estremamente cordiale e disponibile. Dal personale di reception a quello di sala, troverete sempre un sorriso sincero e  una ospitalità tutta Bolognese. Barbara e tutti i componenti della Famiglia Baldassarri saranno sempre pronti per mostrarvi l’antica villa e raccontarvi il passato di Palazzo Loup così ricco di aneddoti e interessanti spunti storici. ….ma attenti! Se sarà il simpatico Remo a raccontarvi la storia del Palazzo, potrebbe allegramente invecchiare di qualche secolo alcuni dettagli!!! 

IL CONVEGNO SEGRETO


Nel settembre del 1859 si era da poco conclusa la seconda guerra d'Indipendenza ed i sudditi dei Ducati di Modena e Parma, del Granducato di Toscana, di Bologna e delle Romagne si erano sollevati.
I governanti di quei regni, che si erano retti col sostegno degli austriaci ora sconfitti sul piano diplomatico e su quello delle armi, si affrettavano ad abbandonare i loro troni. Sorgevano nelle città governi provvisori, con una forte componente filopiemontese, che cercavano di attuare una comune politica di unificazione nazionale.
In una lezione tenuta il 10 maggio 1933 all'Università di Bologna il Senatore Alberto Dall'Olio (1) descrive bene quel periodo: "La imperiosa necessità di un'intima unione fra i quattro stati appariva evidente: occorreva disporre di forze militari bene organizzate contro una possibile irruzione austriaca; armonizzare i rapporti col Piemonte verso il quale si rivolgevano le aspirazioni comuni; togliere la vergogna e lo sconcio di quattro barriere doganali che offendevano quel sentimento di italianità che aveva suscitato la rivoluzione: ogni spirito di malintesa autonomia, ogni lievito di campanilismo doveva essere posto da banda. Al primo intento fu felicemente provveduto con una lega militare, alla quale la tenacia del Minghetti e l'autorità che godeva nel Piemonte assicurarono un capo di prim'ordine, il Generale Manfredo Fanti, che, dopo lunghe insistenze, riuscì ad ottenere dal Governo il permesso di mettersi, pur rimanendo generale piemontese, a disposizione della Lega.
Più tardi gli fu associato, come comandante in seconda, il più popolare dei condottieri di guerra, Giuseppe Garibaldi.
Il terzo fu presto conseguito con una riunione tenuta il 28 settembre a Scanello, presso Loiano, alla quale intervennero Ricasoli, Farini, Cipriani, Minghetti ed Audinot che, come dice la lapide che ricorda il convegno, stabilirono di togliere ogni barriera doganale fra Toscana, Romagne, Modena e Parma e divisarono i futuri provvedimenti per l'unione dell'Italia centrale sotto il regno di Vittorio Emanuele II".


I protagonisti

In primo luogo l'ospite, Luigi Loup, che accolse nella sua casa il convegno per due motivi: uno politico relativo alla poca distanza dal confine bolognese-fiorentino ed uno umano per il rapporto di amicizia personale e di identità di vedute che lo legava ai più importanti personaggi bolognesi del Risorgimento.
Ricco imprenditore di origini svizzere aveva partecipato attivamente vicende politiche di quegli anni e nel 1848 era stato membro del Comitato di Salute Pubblica.
Uomo di mentalità aperta ed innovatrice aveva fatto della vasta tenuta di Scanello, recata in dote dalla moglie, una azienda moderna e razionale. Quando ospitò il convegno aveva quarantotto anni ed era stato da pochi giorni inserito nella Commissione per la revisione del debito pubblico.

Marco Minghetti è uno dei più importanti esponenti del pensiero moderato risorgimentale. Fu prima ministro illuminato e riformista del governo pontificio, poi andò a combattere a fianco dei piemontesi e divenne uno dei più stretti collaboratori di Cavour. All'epoca del convegno aveva quarantun'anni, era da pochi mesi stato nominato Segretario Generale presso il Ministero degli interni ma vi partecipava come Presidente dell'Assemblea Nazionale dei Rappresentanti del Popolo delle Romagne.
Lo attendeva una carriera sfolgorante: fu ambasciatore e quattro volte ministro, come presidente del consiglio raggiunse il pareggio del bilancio statale, ed è ricordato come l’esponente principale della Destra storica.

Bettino Ricasoli, il "barone di ferro", fu la figura simbolo del liberalismo toscano e dopo la fuga del Granduca assunse la carica di Ministro degli Interni accanto al Commissario piemontese Boncompagni ed in seguito di Dittatore della Toscana. All'epoca del convegno aveva cinquant'anni; dopo soli due anni sarebbe succeduto a Cavour come Presidente del Consiglio. Liberale ma personalmente cattolico, seguì l'obiettivo della separazione tra Stato e Chiesa con un lavoro di mediazione che gli valse l'opposizione delle contrapposte correnti cattoliche ed anticlericali.

Luigi Carlo Farini era un medico noto per aver studiato alcuni problemi medici a sfondo sociale, quali la pellagra e le febbri malariche. Fu deputato dello Stato Pontificio, poi esiliò in Piemonte dove divenne Ministro della Pubblica Istruzione nel governo D'Azeglio. Nel 1859 fu inviato a Modena da Cavour come Commissario Regio: in questa veste, all'età di quarantasette anni, venne a Scanello.
Dopo poche settimane subentrò a Cipriani nel Governo dell'Emilia fino al Plebiscito che si svolse nel marzo 1960. Fu poi ministro degli interni e primo ministro e propugnò un decentramento amministrativo e politico.

Leonetto Cipriani venne a Scanello in qualità di Governatore dell'Emilia, dopo esserlo stato di Bologna, all'età di quarantasette anni. Aveva viaggiato e combattuto in tutto il mondo, era stato console del Regno di Sardegna a San Francisco e passava per un filofrancese anche per la stretta amicizia col conte Walewski ministro degli esteri francese.

Rodolfo Audinot era stato deputato dello Stato Pontificio. Partecipava, quarantacinquenne, al convegno come vice-presidente dell'Assemblea delle Romagne. Esponente del liberalismo moderato, aveva avuto un ruolo importante nelle vicende precedenti la caduta del governo pontificio a Bologna ed era destinato ad entrare nel nuovo parlamento italiano.

Ricasoli che rappresentava i territori che avevano fatto parte del Granducato di Toscana, Farini quelli dei Ducati (Modena, Parma e Reggio) e Cipriani le Legazioni (Bologna e le Romagne) venivano definiti con termini classici quali triumviri e o dittatori.


Le testimonianze
Il Convegno di Scanello è preceduto da un intenso lavoro che lascia traccia nella corrispondenza scambiata dalle diplomazie dei governi partecipanti, di quella piemontese e di quella francese. Non è sempre facile interpretarne le sfumature del linguaggio e le nascoste intenzioni, ma certi brani rendono bene il significato dell'evento.
Da una lettera di Farini a Minghetti: "Accolgo volentieri il progetto di un convegno, ma desidero che l'iniziativa verso Ricasoli parta da Cipriani o da me. Non ritengo conveniente per motivi ch'Ella potrà apprezzare che il Convegno avvenga nelle Provincie di Romagna, ma sono pronto a recarmi in quel posto che verrà indicato dal barone Ricasoli al quale verrà lasciata la scelta". In una successiva: "Caro amico, veniamo pure ad un abboccamento se così piace. A dire il vero io non ne spero un gran successo. Converremo sul territorio toscano a scanso di gelosie fiorentine e di chiacchiere clericali. Aspetto avviso sul dì e sul luogo."
Il 20 settembre Ricasoli scrive al fratello Vincenzo: "Tutto è accomodato purché questo Governo si risolva ad abolire dogane e passaporti ..... insomma finiamo la storia e compiamo l'atto dell'unificazione".
Nella stessa giornata Minghetti scrive a Pasolini (2): "L'affare dogane è il più importante e richiede un certo tempo e minute discussioni. Accetta e vedi di finirla: almeno facciamo questa fusione già preordinata nella Lega. ... In sostanza v'è un dissenso radicale. Noi intendiamo diventare province piemontesi come Cuneo, Mondovì, e anche Cavourretto se piace; costì la cosa non garba in tal senso, e quindi nasce la ripugnanza della fusione."
Il 21 Pasolini risponde a Minghetti e lo informa che lo Spinola, incaricato sardo a Firenze, ha ricevuto un dispaccio telegrafico da Torino che disapprova il progetto bolognese di fondere le quattro Assemblee dell'Emilia e della Toscana e farne uno stato unico, ma che Ricasoli è pronto ad abolire dogane e passaporti se il Piemonte prenderà il primato della cosa.
Lo stesso giorno Ricasoli scrive a Farini: "Il Cavaliere Vignet, addetto al Ministero delle Finanze (piemontese), è arrivato a Firenze per svolgere le pratiche occorrenti all'abolizione delle barriere e alla libera circolazione di valori, lettere e merci tra Piemonte e Firenze. Verrà poi a fare lo stesso per le Romagne ed i Ducati."
A questo punto lo scambio di lettere diviene frenetico.
Il 28 Ricasoli riceve da Cipriani questa notizia: "Minghetti è tornato da Torino con cose importanti da comunicare, e su cui fa d'uopo il maggior segreto, e propone di trovarci stasera alle Filigare" e scrive al Ridolfi (3): "Ho creduto di accettare l'invito e sarò stasera alle Filigare per tornare però domattina".
A quanto pare nelle prime ore di quel mercoledì 28 settembre, data del convegno, uno dei principali convenuti non ne conosceva o non voleva rivelarne la sede. Il mattino seguente Ricasoli scrive a Torino: "Costà viene Minghetti per cosa nota ai capi di governo di Toscana, Bologna e Modena. Questa sua gita a Torino venne stabilita ier sera in un convegno in cui questi tre rappresentanti si trovarono per trattare degl'interessi vitali dell'Italia".
Il 29 il marchese Spinola, incaricato sardo a Firenze, informa il suo superiore generale Dabormida: "So da buona fonte che questa notte il Barone Ricasoli, il Cavalier Farini ed il Colonnello Cipriani ebbero un abboccamento in un villaggio tra Firenze e Bologna. Mi si disse che questo convegno fu motivato dalla necessità di prendere quei concerti che possono giovare a rendere più pronta e facile l'unificazione.... Le poche difficoltà che esistono, meglio che dai capi di stato, potrebbero essere tolte di mezzo da qualche funzionario.... Penso che realmente altro scopo abbia potuto avere il convegno di questa notte. Vidi poco fa il Ricasoli e tentai di sapere da lui alcunché, ma inutilmente:"
Ma il 7 ottobre parte la rettifica: "Pare che il convegno di Lojano avesse veramente per scopo principale le misure di unificazione materiale, che testé furono prese qui specialmente ed in Bologna. Ottimo risultato di questo convegno fu di vedere il Governo delle Romagne desistere dal progetto del Cavalier Marliani (4)."

Il Segretario della Legazione francese a Firenze Mosburg avvisa il suo ministro degli esteri con uno scritto del 12 ottobre: "Il Monitore Toscano ha pubblicato il decreto che sopprime le barriere doganali tra la Toscana, Modena e le Legazioni. Queste disposizioni sono entrate in vigore a partire dal giorno 2 di questo mese. Il decreto relativo alla libera circolazione, senza obbligo di passaporti tra gli Stati governati nel nome del Re di Sardegna verrà pubblicato tra qualche giorno. Il recente incontro dei triumviri a Lojano ha portato i suoi frutti, ed i governi di Modena e Bologna hanno intrapreso la stessa strada di quello fiorentino. L'Italia centrale, completamente assimilata al Piemonte sotto il profilo delle dogane, delle monete, dei passaporti, della amministrazione, della giustizia etc., non ha che da compiere un passo per essere una provincia del grande Regno di Sardegna."

Si compiva così un passo importante verso l'unificazione nazionale, ma del Convegno di Scanello, a quanto pare, non è rimasta alcuna traccia sotto forma di verbale o di documento e neppure nella memoria storica locale: la sua natura di convegno "segreto" ha fatto sì che rimanesse tale nel tempo.
Ma almeno un segno, nel luogo dove si svolse, resta a futura memoria: la lapide che il Commendator Loup volle apporre nella sua villa.
Traspare dal marmo, tuttora visibile al piano nobile di Palazzo Loup, l’orgoglio di avere ospitato un evento di tale importanza.

martedì 19 novembre 2013

PAPA PIO VII




Nei primi anni del XIX secolo la storia della Villa si intreccia con vicende e personaggi di alto rilievo. Questo si verifica con l’arrivo di un uomo famoso, di cui si occupano le cronache e gli storici, come nel caso di Pio VII.

Gregorio Luigi Barnaba Chiaramonti è un papa sul quale il giudizio degli storici è controverso.
Rigido sul piano della fede e accomodante su quello politico Pio VII regge la Chiesa in un momento difficile, in cui occorre confrontarsi con Napoleone Bonaparte: per il mite pontefice è come parlare ad un uragano.

Il papa giunge a Scanello domenica 5 maggio 1805, nel corso del viaggio di ritorno da Parigi dove, sei mesi prima, ha assistito all’incoronazione dell’ imperatore.

E’ partito al mattino da Modena, ha sostato a Casalecchio per la colazione ed ha evitato di entrare a Bologna, presumibilmente per motivi di opportunità politica. A Scanello viene ospitato da Agostino Massa nel palazzo “già Gnudi” con il seguito composto da una trentina di persone.
Celebra la messa nella vicina chiesa parrocchiale ed il mattino seguente parte in carrozza per Firenze dopo avere ringraziato l’ospite Massa col dono di una scatola d’oro ed il parroco Pistorozzi con quello di una ricca pianeta.

Lo accompagna nel viaggio il suo sacrista e confessore Giuseppe Bartolomeo Menochio, vescovo agostiniano recentemente elevato agli onori degli altari per la santità di vita e per i prodigi compiuti.
Uno di questi fatti miracolosi è avvenuto proprio durante il viaggio quando, durante la sosta a Firenze, il Menochio ha guarito una suora che giaceva da anni irrimediabilmente inferma. Si può affermare quindi che la chiesa di Scanello abbia ospitato, caso forse unico per una parrocchia di montagna, la celebrazione di una messa officiata da un papa coadiuvato da un santo.